L’Italia delle case vecchie, servono 30 miliardi per riqualificare
Secondo un’indagine Nomisma cresce la voglia di efficienza energetica. Ma ancora 8 milioni di abitazioni sono in classe G, ovvero ad alto consumo. Per gli esperti bisogna incentivare di più le ristrutturazioni.
Stefania Aoi
Gli italiani sostituiscono porte e finestre della propria abitazione, cambiano le caldaie installandone di più efficienti, qualcuno mette i pannelli termici e fotovoltaici. Sono questi gli interventi di ristrutturazione più frequenti, messi in atto, o in procinto di essere avviati, da un connazionale su cinque negli ultimi due anni.
È quanto emerge da un’indagine della società di ricerca Nomisma, presentata in occasione del Saie, il salone dell’edilizia. L’interesse del paese per il risparmio energetico cresce, anche se i ricercatori ammettono che di rado vengono realizzati interventi organici. Per rimettere a nuovo il patrimonio edilizio italiano, secondo stime Enea, servirebbero 30 miliardi di euro all’anno (13,6 solo per le abitazioni) per i prossimi cinque anni. C’è tanto da fare.
Lungo lo Stivale, le case ad alto consumo energetico (in classe G) sono quasi 8 milioni. Inoltre le nostre città ospitano edifici pubblici e privati da riportare a nuova vita. Ma molto spesso mancano strumenti finanziari che incentivino davvero la rigenerazione urbana. “In un momento in cui non si costruiscono più nuovi immobili, - afferma Sandro Attilio Scansani, docente al Politecnico di Milano - gli interventi per migliorare l’efficienza energetica nel nostro Paese rappresenterebbero una grande opportunità di rilancio del settore”.
Secondo Scansani, anche componente del comitato scientifico di Re-Use di Nomisma, il governo può fare molto per l’accesso al credito a favore di chi vuole riqualificare, “attraverso il coinvolgimento attivo della Cassa depositi e prestiti”. Poi servirebbe una analisi energetica degli edifici che non si limiti soltanto agli impianti ma che si spinga anche alla struttura stessa, agli isolamenti che impediscano la dispersione del calore. E infine una valutazione della convenienza economica dell’intervento.Non c’è solo da rendere più efficienti energeticamente i singoli immobili.
Secondo Nomisma ci sono da riqualificare interi quartieri, da recuperare aree dismesse. Sul territorio nazionale il totale dei fabbricati sono 13,6 milioni, di cui 12milioni destinati al residenziale e la restante parte ad alberghi, uffici, negozi, ospedali e chiese. Vi sono inoltre sul territorio circa 700mila immobili che risultano del tutto inutilizzati, perché è in corso un recupero edilizio o perché in condizioni precarie di sicurezza. Per riammodernare il patrimonio edilizio italiano bisogna però trovare le risorse necessarie a sostenere imponenti operazioni di rigenerazione urbana. L’unico modo, secondo Nomisma, sarebbe “quello di destinare una quota del risparmio degli italiani a un fondo nazionale per la rigenerazione urbana” oppure, fare “una raccolta obbligazionaria ad hoc per questi progetti”.
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