28 Aprile 2017
Cinque punti su come le nuove norme fiscali cambieranno l’affitto su Airbnb
Vita sempre più dura per chi cerca di guadagnare qualcosa dagli affitti della seconda casa.
O di una camera all’interno della propria abitazione. La manovra studiata dal governo Gentiloni obbliga tutti gli intermediari immobiliari a prelevare alla fonte le tasse sull’affitto breve. Non sempre gli italiani dichiaravano queste entrate. E ora non sarà più possibile evadere. Ecco cosa succederà dal prossimo primo giugno:
- Chi affitta su Airbnb o su Booking, dovrà pagare una cedolare secca del 21%. Fino ad oggi erano gli affittuari a dover denunciare le somme ricevute nella propria dichiarazione dei redditi. Ma dal primo giugno saranno gli stessi portali a prelevare le cifre da inviare all’Erario.
- Il proprietario di casa dovrà inoltre continuare a pagare la commissione dei portali che si aggira tra il 16 e il 20 per cento. Così arriverà a prendere poco più del 60 per cento della cifra pagata dall’affittuario. E da queste somme dovrà poi togliere anche le spese di condominio, quelle per luce, gas, wi-fi. E ancora le spese di pulizia e per le manutenzioni.
- In seguito al prelievo del 21%, il portale Airbnb o Booking dovranno rilasciare al proprietario di casa la certificazione unica (Cu), in quanto considerati sostituti d’imposta.
- La violazione delle suddette regole comporterà per l’intermediario sanzioni pari a 2mila euro.
- Anche le agenzie immobiliari saranno sottoposte alle stesse regole che valgono per Airbnb e per gli altri portali web. Queste saranno obbligate a segnalare all'Agenzia i contratti di affitto breve e ad applicare la ritenuta d’acconto cedolare secca sugli importi incassati, riversarla allo Stato e rilasciare ogni anno, il modello Cu.
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